venerdì 21 settembre 2012

Verona, aeroporto in crisi: lavoratori licenziati e riassunti (in peggio)



Buco di 26,6 milioni al Catullo, in liquidazione la società di servizi di terra Avio Handling. I dipendenti emigreranno in nuove società che applicheranno condizioni contrattuali meno favorevoli. La protesta: "Il vero costo non siamo noi". La mala gestione dello scalo oggetto di un'inchiesta penale


Un buco da 26,6 milioni di euro pende come una spada di Damocle sulla Catullo Spa, società che gestisce l’aeroporto di Verona. La parola d’ordine del nuovo Consiglio d’amministrazione, insediatosi nel luglio 2011, è risanamento. Fra i primi a pagare le conseguenze di questa riduzione dei costi i 212 dipendenti (190 full time e altri 70 stagionali) della Avio Handling, la società di servizi di terra dell’aerostazione scaligera controllata totalmente dalla Catullo Spa e messa in liquidazione lo scorso 5 settembre. Dato che i servizi di terra in un aeroporto sono necessari, è prevedibile che gli stessi lavoratori saranno riassunti da nuovi soggetti, a condizioni ovviamente peggiori. Per questo i dipendenti della Avio Handling – accompagnati da Filt Cgil, Uil trasporti e dalle Rsu – martedì mattina in piazza dei Signori hanno protestato contro questa decisione assunta dal nuovo cda.
Nel 2011 il rosso della società di servizi di terra era di 5,5 milioni di euro, ma i lavoratori e i sindacati non ci stanno proprio ad essere considerati solo come un peso per la Catullo Spa e accusano i vertici di cattiva gestione. Che in passato c’è stata, come dimostra la decisione, assunta sempre dal cda lo scorso 5 settembre, di procedere con un’azione di responsabilità civile nei confronti dell’ex direttore generale della Catullo Spa, Massimo Soppani nell’ambito dell’inchiesta che la Procura veronese sta portando avanti per mala gestione. Da piazza dei Signori Francesca Scardino della Rsu Filt Cgil ha ricordato, come riportato dall’Arena, che “il vero costo non siamo noi. La Avio Handling, partita già in deficit, non poteva recuperare il passivo in due anni e mezzo. Inoltre, la nostra società, pur essendo figlia di Catullo Spa, deve versare 700mila euro per l’affitto delle strutture. Costi di gestione elevatissimi”.
Le sorti dei 212 dipendenti della Avio, intanto, sono appese a un filo e in molti rischiano di perdere il posto di lavoro. La messa in liquidazione, che non avrà tempi brevi, significa che la Catullo Spa per gestire i necessari servizi di terra dell’aerostazione dovrà rivolgersi, tramite apposita gara, a nuove società di handler che sicuramente assumeranno i dipendenti della società in liquidazione. Ma a quali condizioni? Visto che si deve tagliare e contenere i costi, i nuovi contratti prevederanno spese inferiori per i dipendenti, considerato che la stessa Catullo Spa ha dichiarato fuori mercato il costo annuo di un lavoratore perché troppo elevato. I dipendenti della Avio Handling nei mesi scorsi hanno proposto diverse soluzioni alla Catullo per evitare la messa in liquidazione, ma nessuna è stata accolta.
Ma nel pomeriggio di martedì, dopo la protesta, la società madre, su richiesta dei sindacati, ha accettato di programmare una riduzione generale dei costi, andando a tagliare a tutti i livelli della società. “La Catullo Spa – si legge in una nota stampa inviata dalla Società – procede con determinazione nel percorso di risanamento avviato e precisa che la riduzione dei costi è sempre stata una priorità in agenda dell’attuale Presidenza e Cda, già da luglio 2011, al momento dell’insediamento, dopo aver preso atto della difficile situazione finanziaria dell’azienda. Dopo gli efficientamenti già attuati (chiusura di contratti di consulenza, revisione benefit, cancellazione delle spese non necessarie al funzionamento degli aeroporti), è stato messo a punto un piano di saving per circa 2,5 milioni di euro, che riguarda l’intero Gruppo, attraverso una razionalizzazione societaria con l’assorbimento delle controllate e razionalizzazione del modello operativo, un processo di razionalizzazione che è partito dai vertici e ha portato all’uscita dalla Catullo Spa e dalle controllate (D’Annunzio Spa, Catullo Park Srl, Adg Engineering Srl) di figure dirigenziali”.
Ma la stessa Catullo Spa ricorda, sempre nella stessa nota stampa, che “nonostante il dialogo con le sigle sindacali non si sia mai interrotto, fino ad ora non è stato raggiunto un accordo sulla ristrutturazione dei costi di Avio Handling, che abbia i requisiti necessari per presentare il progetto di ricapitalizzazione di Avio Handling in sede Ue in quanto servizio liberalizzato (art.87 e 88 CE)”. La normativa UE consente la ricapitalizzazione di società in mercati liberalizzati solo presentando contestualmente un piano di rientro di massimo due anni. Ogni intervento economico da parte della Catullo Spa per evitare la liquidazione di Avio Handling senza questi requisiti si prefigurerebbe come aiuto di stato, quindi soggetto a sanzione. Ma come ricordato dai sindacati e dalle Rsu, la Avio Handling è solo una delle cause che ha portato la Catullo Spa a chiudere il 2011 con un deficit di 26,6 milioni di euro.
Corresponsabile del buco anche il contenzioso in corso con Ryanair: la Catullo non paga più gli incentivi previsti dal contratto 2010 firmato dall’ex dg Soppani perché ritenuti troppo alti (7 milioni l’anno); Ryanair a sua volta non paga più i diritti aeroportuali. Ma una bella responsabilità nel buco di bilancio ce l’ha pure lo scalo di Montichiari, partecipato al 99,99 per cento dalla Catullo Spa. La perdita d’esercizio di questo scalo ha pesato per 9 milioni di euro nella voragine finanziaria della società.
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